Dal 12 al 28 settembre 2025, Savignano sul Rubicone, ospita SI-Fest, il festival storico giunto alla sua 34a edizione, tra i più longevi e significativi in Italia. Nato nel 1992 sotto la guida di Lanfranco Colombo, il festival unisce da sempre radicamento locale e sguardo globale e rappresenta un punto di riferimento per la fotografia documentaria e sociale. Negli anni, il festival ha saputo rinnovarsi restando fedele a una vocazione precisa: usare la fotografia non solo per raccontarsi, ma soprattutto per interrogarsi sul presente.
Sotto la nuova direzione artistica condivisa da Manila Camarini, Francesca Fabiani, Jana Liskova e Mario Beltrambini, il festival edizione 2025 ha come tema “Geografie Visive”, offrendo l’occasione di riflettere sulle fratture del presente, tra conflitti, crisi ambientali, identità fluide e confini in trasformazione. La fotografia diventa così uno strumento per leggere il mondo, decifrare il cambiamento, conservare la memoria e immaginare nuovi futuri.
“Viviamo in un tempo in cui i confini si spostano, si sfaldano, si ridefiniscono. I confini tra uomo e ambiente, tra vero e artificiale, tra intimo e collettivo. Abbiamo scelto Geografie Visive perché sentiamo l’urgenza di costruire nuove mappe- non per orientarsi, ma per comprendere”, dicono dal comitato artistico. “Ogni fotografia di questa edizione è una traccia: un frammento di paesaggio, una memoria incisa, una soglia che ci aiuta a leggere il presente e a immaginare il futuro.”
I principali progetti e autori selezionati per questa nuova edizione indicano già la direzione intrapresa dalla curatela.
Tra i protagonisti internazionali, Hashem Shakeri, fotografo iraniano, presenta un progetto sull’Afghanistan dopo il ritorno dei Talebani. Un lavoro fotografico molto forte che mette in evidenza la frattura avvenutasi nel paese, tra diritti negati e vite cancellate. Al tempo stesso, le sue immagini restituiscono la dignità della resistenza.
Michael Christopher Brown, noto per aver documentato la rivoluzione libica con uno smartphone, torna con un progetto visionario, Skagit Valley, in cui esplora il futuro dell’agricoltura attraverso la lente dell’intelligenza artificiale, considerando i cambiamenti ambientali, politici e tecnologici.

Al polo opposto, la poesia visiva di Ragnar Axelsson si esprime in Where the World is Melting, un progetto sulla crisi climatica tra i ghiacci dell’Artico, tra Groenlandia, Siberia e Islanda. In bianco e nero, ci racconta le comunità del Nord e la loro lenta scomparsa.
A dare forma a un’altra resistenza è Spandita Malik che intreccia fotografia e artigianato come gesto politico e corporeo. L’artista indiana, residente a New York, nel progetto Jāḷī—Meshes of Resistance, stampa i ritratti di donne sopravvissute alla violenza su tessuti khadi (storicamente legati alla resistenza gandhiana) e le invita a ricamarli. Un gesto intimo e un dialogo profondo tra soggetto e fotografa in cui l’immagine diventa strumento di autodeterminazione.


Evgenia Arbugaeva, invece, preserva il fragile nel suo reportage nella Siberia artica. Un lavoro sospeso tra il reportage e la fiaba, intriso di colore e silenzio, volto a cogliere la bellezza fragile dell’invisibile.
Con Doppia Uso Singola, Lorenzo Urciullo– in arte Colapesce– espone per la prima volta in un festival fotografico il suo universo visivo- stanze d’albergo, oggetti dimenticati, interni solitari. Un diario intimo fatto di assenze e attese, malinconie e passaggi, in cui ogni immagine parla della costruzione di un’identità di chi è sempre altrove.
Accanto a loro, numerosi altri progetti: Barbara Diener esplora spiritualità e senso di appartenenza nelle comunità rurali tra Europa e USA; Khashayar Javanmardi documenta l’agonia ecologica del Mar Caspio. L’italiana Roselena Ramistella, attraverso un viaggio a dorso di mulo lungo i sentieri montani della Sicilia, ci offre un ritratto autentico della vita rurale contemporanea. Taysir Batniji, artista franco-palestinese, indaga invece sul senso di perdita e sull’esilio attraverso le chiavi di casa di chi ha dovuto abbandonare Gaza.
Non mancano i riconoscimenti- tra i vincitori dei premi, Federico Estol, Aleks Ucaj e Fabio Domenicali. A questi si aggiungono un racconto corale dell’alluvione in Romagna, e due omaggi al fotografo Marco Pesaresi.
Inoltre, il programma coinvolgerà l’intera città di Savignano sul Rubicone con incontri, laboratori, visite guidate, letture portfolio e attività educative. Come da tradizione, l’intera città diventa un laboratorio visivo, dove il pubblico è invitato a entrare un dialogo con le immagini, gli autori, i temi.


Per ulteriori informazioni: www.sifest.it
Silvia Dona’